L  ‘agora’

 

NOTIZIARIO DEL Ce.R.S.

Via Filippo Turati, 78 – Limbiate

 

ANNO 32°                N. 53                 GIUGNO 2023

 

 

Villaggio dei Giovi, la piazza

 

Scuola genitori: 5 incontri sulle relazioni familiari da settembre

  Invecchiando…

.       

La vita dopo la vita         origine della democrazia

Un po’ di filosofia non guasta mai

 

 

 

 

BUONE VACANZE E….. CI RIVEDIAMO A META’ SETTEMBRE 

 

 

CONSIGLI  DI  LETTURA

Dal libro "Invecchiando si impara"

Consigli e suggerimenti per una terza età sana e attiva

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Autore: Manfred Spitzer - Neuroscienziato, Psichiatra

            con Norbert Herschowitz

L'invecchiamento del cervello è un processo molto più lento e controllabile di quanto non si pensi perché è un organo estremamente plastico; l'apprendimento caratterizza ogni fascia d'età secondo diverse modalità; i processi fisiologici d'invecchiamento danneggiano il cervello molto meno di quanto non si creda. Questo libro spiega come non sprecare l'immenso potenziale che abbiamo.

L'importante è, come spiegano gli autori, cercare di mantenersi attivi sul piano fisico, perché ogni movimento che impegna muscoli, circolazione, cuore ha un effetto benefico anche sul cervello, esattamente come lo ha ciò che mangiamo. E soprattutto, invece di fare le parole crociate che non mettono in campo nulla di ciò che già non sappiamo, bisogna stare il più possibile con gli altri, scambiare opinioni; meglio occuparsi dei nipoti o stare coi bambini che faranno un sacco di domande e in tal modo, consentiranno di mettere sul serio in moto il cervello. E per quanto riguarda il movimento fisico è meglio un giro in bicicletta o una corsa nel bosco piuttosto che andare sul tapis roulant  in palestra perché in questo modo il cervello deve badare alla coordinazione dei piedi, alle pietre o alle radici che intralciano il percorso. Meglio all'aria aperta e in compagnia.

Mettersi in gioco con situazioni nuove, studiare nuove tecnologie, interessarsi a nuovi argomenti, aiuta a mantenere il nostro cervello giovane a lungo.La maturità porta con sè la capacità di valutare più velocemente il modo in cui poter risolvere un problema perchè le esperienze vissute apportano più aiuti di chi è ancora giovane.

Insomma, i giovani sono avvantaggiati in velocità di apprendimento e in energia ma, gli anziani hanno la possibilità di sfruttare molte più memorie utili.  

"Non è mai troppo tardi per imparare" è il motto di questo libro.

 

                                               Cristina C.

 

 

 

LA VITA DOPO LA VITA

 

Mi  ricordo il mio maestro  (chiedendogli scusa per chiamarlo maestro  in quanto lui non voleva) che usava dire: io credo nella reincarnazione sia perché la trovo conseguenza logica alla vita sia perché mi fa comodo, mi tranquillizza, d’altronde cosa ne possiamo sapere o influire noi? Viviamo e nessuno da vivo può garantirci niente, il resto è filosofia.

Ho potuto ultimamente visitare una interessantissima mostra sul purgatorio dantesco e mi sono resa conto che  Dante,  raccontando le varie purificazioni che spettano alle anime, ci parla degli stessi difetti che l’essere umano si trova a dover affrontare nella vita terrena.

Sono infatti gli stessi concetti che ci vengono tramandati dalle varie filosofie, sia quelle più antiche come i Veda, sia quelle  religiose cristiane e islamiche,sia quelle dei  moderni filosofi.

La prima riflessione che mi ha ispirato questa mostra è la differenza che se ne evince tra l’inferno e il purgatorio, l’inferno è uno stato definitivo non più correggibile mentre il purgatorio è uno stato transitorio, ha in sé la speranza di un futuro migliore. Nonostante i difetti di cui siamo affetti sarà possibile pervenire alla perfezione che ci permetterà il trasmigrare in paradiso, alla presenza del puro amore o, se vogliamo portare il concetto all’oggi, alla possibilità di una vita vera. Il purgatorio ci rimanda al presente, al qui e ora  perché è ora qui  che possiamo trasformare, magari con tanto sforzo quei comportamenti che fanno male alla nostra anima e che  trascinano all’inferno.

Ora e qui posso sperare,  posso agire, posso cambiare, posso accettare di avere dei difetti e posso, coniugando il  verbo pazienza , trasformare la mia vita fin da ora.

Anche l’inferno può esser paragonato alla vita sulla terra quando non abbiamo più la speranza , quando siamo convinti che “tanto non c’è niente da fare”. Oggi quando una persona non trova più dentro di sé la voglia di vivere, di credere in qualche cosa la si considera  depressa, in realtà è abbastanza vicina all’idea dantesca di inferno.

Ma quanto può essere difficile rendersi conto che il più delle volte siamo proprio noi gli artefici dei nostri mali e non gli altri? Che sono i nostri comportamenti e i nostri difetti, a dare libero sfogo alle nostre rabbie o pregiudizi  o invidie  o disillusioni o tanto altro a portarci alle porte dell’inferno ?Tutto questo è un lavoro, una fatica costante che può essere difficile da compiere da soli e, forse è per questa ragione che Dante nel suo inferno trova Virgilio che lo accompagna, che lo sorregge che gli indica la via.  Non c’è l’obbligo in Virgilio c’è solo l’indicazione del sentiero, del darma come dicono i buddisti, la libertà di seguirlo è personale, Sant’Agostino ci dice: “Dio ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te”, perché è in gioco la libertà. Come alla fine del percorso le ultimissime parole di Virgilio a Dante, il congedo del maestro dal discepolo siano l’affermazione della conquistata libertà:

Non aspettar mio dir più né mio cenno,

libero, dritto e sano è tuo arbitrio,

e fallo fora non fare a suo senno:

per ch’io te sovra te corono e mitrio”

(Purg XXVII, vv. 139-142)

 

Dante, secondo il suo maestro non è più buono che fa meno peccati, ha conquistato la sua libertà, la capacità di capire quello che per sé stesso è il bene, l’ultimo versetto infatti:  sovra te corono e mitrio, significa  per l’appunto io ti incorono signor di te stesso.

Uscito dall’inferno, da questo luogo senza  speranza, definitivo, Dante è libero di scegliere il suo percorso se vivere per migliorare la qualità del suo spirito o se lasciarsi portare nuovamente all’inferno.

Prosegue il racconto dantesco  mostrando  a cosa si deve sottoporre per poter proseguire il viaggio: permettere a Virgilio di lavargli il viso affinchè lo ripulisca da tutto il male accumulato nella valle senza speranza. Una bellissima metafora che vuole comunicarci la necessità del pentimento, della scelta di campo, dell’aprire gli occhi  sulla nostra verità.

Se torniamo  a Patanjali e  ai suoi aforismi ci viene consigliato per prima cosa di prendere coscienza dei nostri pensieri, emozioni, sensazioni, percezioni, desideri e atteggiamenti istintivi  in una sorta di purificazione alla fonte dei Veda.

Ci indica che il pensiero, nelle sue varie componenti, è la fonte inquinante della nostra mente  e di conseguenza della nostra anima in quanto per la maggior parte di noi ci identifichiamo col nostro pensiero e con tutto quello che nasconde mentre noi siamo altro, qualcosa che esiste oltre il pensiero.

Come spesso ci nutriamo di cibi dannosi alla nostra salute tentati dalla golosità, così anche il pensiero che rappresenta il nutrimento della mente spesso può essere inquinato e nuocere . Ma il fatto è che non ci identifichiamo col nostro apparato digerente, magari avvertiamo il dolore l’imbarazzo del nostro stomaco mentre  di solito non avvertiamo la differenza tra quello che siamo noi e il nostro pensiero. Ecco quindi la necessità di purgare  i nostri pensieri e  con loro i nostri comportamenti e desideri dannosi per noi stessi e a volte per gli altri.

Tutto questo purgare, tutta questa fatica ci permetterà di  salire oltre la montagna del purgatorio dantesco per pervenire al paradiso che, come ci dice Dante è il luogo di unione con Dio, il luogo del puro Amore, di quell’amor che muove il cielo e le stelle.

Mi viene da dire che una volta che abbiamo purgato tutte le storture della nostra mente già sulla terra nella nostra vita potremmo raggiungere l’unione con le nostre parti fisiche, mentali e spirituali e scoprire l’Amore nostro e per l’universalità.

Torneremo a vivere su questo pianeta pesante fatto di ferro e carbone? Andremo in uno stato eterno di inferno o paradiso?  Ci dissolveremo in atomi, molecole ed energia?Credo che una volta raggiunto l’Amore questo sia un quesito inutile, come diceva il mio maestro non fa la differenza.

 

 

                                                                                   Franca Pogliani

 

 

LETTO PER VOI

 

“ Il quaderno dell’amore perduto”

di Valérie Perrin

 

 

E’ un libro letto in pochissimi giorni  stupendo, profondo ma anche  dolce, delicato e commovente.

Jùstin, la protagonista, la cui vita è segnata dalla morte dei genitori, vive a Milly nel cuore della Francia, rifugge dalla vita e lavora tanto occupandosi di anziani in una casa di riposo, accanto a persone che non ricordano quasi nulla e hanno la memoria alterata.

La vita tra le mura della residenza per anziani non è facile  ma Justine è gioiosa e dedica molte ore  ad una delle ospiti, Helène,  il cui passato è segnato da un grande amore che il tempo non ha sbiadito.

Per salvare i ricordi della vecchia signora Justine compra un quaderno e riporta ogni parola di Helène, ne riporta il passato incantata dal grande amore vissuto da Helène e inizia a  guardare il suo presente con più ottimismo, con più leggerezza.

Affronta i suoi problemi  e quelli dei suoi familiari con serenità, riesce a pensare al suo futuro e quando viene a conoscenza di fatti del passato che la riguardano  supera gli ostacoli, riprende a sorridere consapevole che troverà la forza per reagire grazie al potere dell’amore.

La narrazione alterna passato e presente, non mancano colpi di scena ben riusciti, la lettura è avvincente: ci sono relazioni inconfessabili, rimorsi, incontri, l’amicizia, conosci la solitudine, la vecchiaia e il dolore, il tutto trattato con delicatezza.

Un libro che ti conquista sempre di più andando avanti nella lettura, la trama è coinvolgente, emozionante.

 

                    

 

                                                                             Marisa 

 

 

SCUOLA GENITORI

 Due incontri con la D.ssa Katrin di Lorenzo

Sullo sviluppo nei bambini da 0 a 5 anni circa

 

Quest’anno abbiamo pensato di offrire a noi e alla cittadinanza un insieme di incontri sul tema dell’importanza di essere genitori consapevoli.

Infatti non è scontato che il grande desiderio di avere dei figli si possa poi trasformare nella capacità di  fare i genitori abbastanza attenti alle problematiche legate alla crescita psicofisica dei nostri cuccioli.

Quattro  incontri si sono già svolti  in villa Mella e, dopo la pausa estiva continueranno per altri quattro incontri sempre in villa Mella nell’aula consigliare e l’ultimo avrà luogo nella nostra sede sottoforma di tavola rotonda con tutti i relatori che sono nella maggioranza  psicoterapeuti i quali saranno lieti di rispondere ai nostri dubbi genitoriali.

Nel primo incontro, 31 marzo del corrente anno,  abbiamo avuto il piacere di conoscere la D.ssa Katrin di Lorenzo, psicoterapeuta esperta in disturbi del neuro sviluppo , ci ha parlato del mondo dei bambini, come funzionano dal punto di vista emotivo e cognitivo.

Si è soffermata in questo suo primo incontro sul “pensiero magico” nei bimbi che si traduce nel fatto che per loro non esiste differenziazione tra loro stessi e il mondo esterno. Tutto ciò che sentono, percepiscono, vedono fa parte di loro stessi  come  estensione del loro corpo, tutto ciò che li circonda appartiene a loro, come le braccia, le gambe , la mamma , il giocattolo e tutti gli altri.

Pertanto il benessere del bambino dipende dall’equilibrio tra i fattori psicologici e comportamentali, le interazioni familiari sane sono alla base per un buon sviluppo del bambino e aumentano lo sviluppo neuronale del piccolo.  Inoltre uno scorso benessere nell’infanzia può anche essere causa di sviluppo tardivo psicologico e  depressivo ed essere causa di comportamenti aggressivi.

Katrin di Lorenzo, nel suo secondo intervento del 26  maggio ci ha parlato delle conseguenze dell’utilizzo dei media in famiglia.

Questo argomento per la maggior parte degli intervenuti è risultato ancora più ostico del precedente, infatti spesso ai genitori sfugge il fatto che i loro piccoli imparano da quel che vedono fare agli adulti e non da quello che viene detto loro, sia per la difficoltà di comprendere pienamente il linguaggio, sia per le ragioni del’incontro precedente.

Ci ha informato che le nuove linee guida dell’OMS e dell’associazione pediatrica affermano che è vietato permettere ai bambini sotto i 2 anni l’utilizzo dei Dispositivi mediatici, quindi niente giochi interattivi, niente visione e ascolto passivo in solitudine.

La prolungata e ripetuta esposizione ai Dispositivi mediatici può influire negativamente sullo sviluppo delle funzioni del cervello quali l’autoregolazione emotiva, autoregolazione del comportamento,  sul contenimento della rabbia e sulla flessibilità cognitiva.

Sembra uso comune ormai vedere bimbi nel passeggino con il loro dispositivo per giochi in mano intanto che passeggiano, questo è un tipico comportamento molto dannoso, il bimbo è concentrato sullo schermo e non fa esperienza dell’esterno intorno a lui, si è notato che molti bambini sembrano non vedere bene in profondità, mentre poi alla visita oculistica non si obietta nessun disguido ottico e questo sembra sia dovuto all’incapacità di misurare lo spazio intorno, abituati come sono a guardare vicino, lo schermo dei D.M.

Sono molti i fattori che spingono i genitori o i loro adulti di riferimento a parcheggiarli con i D.M. in mano, la fretta nel compiere tutta una serie di faccende, il tempo limitato a disposizione, lo stress del quotidiano ma occorrerebbe tener presente che sono proprio i primi anni di vita che segneranno la personalità più o meno serena  della persona adulta.

 

Ringraziamo la d.ssa Di Lorenzo per le sue esaurienti relazioni , l’aspettiamo il 1° dicembre nella tavola rotonda .

 

 

 

 

IL DISAGIO NELL’ADOLESCENZA

Incontro con Dr.  Flaviano Vighi, psicoterapeuta, ipnologo,

Come leggere, prevenire e affrontare i disagi degli adolescenti di oggi

 

Secondo le recenti ricerche, per metà degli adolescenti sono aumentati gli stati di ansia, tristezza e senso di solitudine, come pure c’è stata una riduzione della voglia di fare e di partecipare alle attività sportive, si parla di meno del 68 per cento nella fascia 11/13 anni.

Gli adolescenti di oggi mostrano una incapacità di progettare e una sensazione di rassegnazione che per giunta cresce con l’età è accertato che il 40 per cento dei maggiorenni pensa di non poter trovare una occupazione lavorativa.

Tutti questi disagi aumentano i disturbi come l’alterazione del ritmo sonno-veglia, il discontrollo degli impulsi, i disturbi del comportamento alimentare . Le più recenti ricerche parlano di un 37 per cento di giovani che hanno tentato il suicidio e di altro 23 per cento che ci hanno pensato. C’è pure un 18,7 per cento che presentano agitazione psicomotoria, e un 3,3 per cento di ricovero sociale.

Questi dati sono davvero preoccupanti e chi ce li sottopone è uno addetto ai lavori, il dr. Vighi, oltre ad essere uno psicoterapeuta per tutte le persone che ne hanno bisogno, presta la sua opera in una comunità di tossicodipendenti e alcol dipendenti oltre che in parecchie  scuole superiori, per cui è ben al corrente della situazione non certo rassicurante dei nostri adolescenti.

Dobbiamo capire che l’adolescente  avverte un forte bisogno di svincolarsi dalla sua famiglia di appartenenza e nello stesso tempo è altrettanto forte la sua esigenza di appartenervi.  Questi sono i contrasti che da sempre sono rivelatori dell’adolescenza ma in questo periodo storico caratterizzato da tre anni di pandemia e da una insicurezza sociale crescente hanno accentuato ed estremizzato la fatica del crescere dei nostri ragazzi.

Il nostro relatore ci spiega che le ragioni del malessere adolescenziale nasce  spesso dalla storia familiare che ha scolpito dentro di sé. Per tale ragione si trasforma quale braccio “armato” nei conflitti familiari.

Vediamo come le problematiche che abbiamo considerato nei precedenti incontri fanno da sfondo ai disagi adolescenziali. Un ragazzo non si scopre improvvisamente adolescente, prima è stato bambino, poi ragazzo ed ora adolescente, per cui la qualità dei rapporti familiari e delle scelte educative incidono profondamente in questa fase transitoria che lo porterà al passaggio  successivo e che determinerà che tipo di personalità si sarà strutturato.

 

E’ importante da parte dei genitori osservare la comunicazione del figlio, sia come linguaggio del corpo che quello verbale e gli atteggiamenti che a volte ha e che vogliono essere una provocazione , non dobbiamo dimenticare che i nostri figli assimilano i nostri comportamenti anche quelli sbagliati e riprenderli perché li ripetono possono esserci rinfacciati. Risulta indispensabile quindi una maggior attenzione a tutti quei sintomi che possono nascondere disturbi del comportamento.

L’adolescente non è più un bambino incapace di astrazione anche se il suo bisogno di appartenenza è ancora forte è già in grado di valutare e ragionare sulle varie situazioni che accadono in famiglia e nella società pertanto è necessario relazionarsi con lui esprimendo concetti veri in grado di soddisfare le sue capacità intellettive. Dimostrare fiducia nelle sue possibilità e non far mancare l’affetto  e la tenerezza di cui avrà sempre bisogno può essere un buon antidoto contro il disagio.

L’adolescente cresce, diventerà una persona autonoma con propri valori, interessi e farà scelte  personali dettate da suoi convincimenti, ma resteranno sempre saldamente in lui la capacità di amare che i suoi genitori gli hanno trasmesso.

 

 

Il prossimo incontro 22/9: Le carezze che nutrono con  la d.ssa Federica Mazzi

 

Sempre alle 20.30 in villa Mella

 

 

ATTENTI AL LUPO

D.ssa  Stefania Chiesa, psicologa  presso il Sevizio Tutela minori di Bresso

 

La d.ssa Chiesa è stata una bella sorpresa per me, ho ritrovato la bambina di una mia cara amica che gli eventi della vita ci hanno allontanato, guardandola rivedevo questa bimba dai capelli ricci e dallo sguardo fiero, me la sono ritrovata donna e la fierezza del suo sguardo  è ancora inalterata.

Ci ha parlato di quanto sia delicato l’argomento dell’abuso sui minori. Nel suo lavoro viene a contatto con realtà davvero indescrivibili e per quanto sia incredibile l’abuso sui minori è molto presente e specialmente nelle famiglie. Gli accertamenti parlano chiaro, nella maggior parte delle volte il lupo cattivo è da ricercare in famiglia.

 

Parlando da psicologa ci viene spiegato che purtroppo tante volte si riscontra l’abuso nel minore quando l’adulto abusato poi va in terapia. Ci ha portato esempi  terrificanti di come questi lupi cattivi sanno travestirsi da nonne amorevoli. Infatti la maggior parte sono uomini  che fanno i simpaticoni con le vittime che possono essere maschi o femmine, hanno le loro strategie,  quelli che sono familiari hanno il compito molto facilitato dal momento che la vittima ha fiducia nel parente  e con lusinghe, fraintendimenti e quant’altro irretiscono il bambino o l’adolescente, altri si fanno trovare nei pressi dell’abitazione e con molta pazienza, per diverse settimane o mesi fanno in modo di accalappiare la fiducia per portare a termine il loro delitto.

 

Molto più pericoloso è l’utilizzo dei social, bambini che in realtà sono pedofili dal profilo ingannevole che sempre con la solita tattica dell’ingolosire la vittima in vari modi aspettano pazientemente il momento di sferrare il loro attacco disgustoso.

 

Come fare per evitare ai nostri minori esperienze così debilitanti?  Anche in questo caso la risposta è sempre la stessa: grande confidenza in casa, grande capacità di osservazione, non dare nulla per scontato, trasmettere fiducia ai propri figli, far veicolare in famiglia la serenità e la comprensione, anche perché i casi trattati, ci dice la d.ssa Chiesa, i minori si vergognano istintivamente capiscono che quelle attenzioni, quelle azioni hanno un che di impudico e se ne vergognano.

A volte hanno paura delle conseguenze, perché spaventati dal mostro che minaccia ritorsioni.

 

 

Un argomento davvero difficile che urla ingiustizia ma ai genitori viene raccomandata la centralità della relazione familiare come scudo contro questi orrori.

 

 

 

 

UN COMPAGNO DI VIAGGIO

Apro la porta

Entro, mi vieni incontro

 

Ti seguo ,

mi segui nella stanza vuota,

La quotidianità mi appesantisce

In silenzio fiuti la mia aria stanca

 

Mi siedo

Mi sei accanto

Ascolto la tua musica

Suoni, non parole

Da te apprendo

Ad oziare

Ad osservare

A ribellarmi

Ad essere  vigile.

 

Mi hai addomesticato

Hai affinato  il mio intuito

 

Ti accarezzo

Scruto le tue vibresse

I tuoi occhi gialli magnetici

Il muovere di una zampa

 

La tua felinità mi imbarazza

La tua diversità mi affascina

 

Piacevole percorrere con te

Lievemente

Un tratto di strada

Su questo rumoroso pianeta,

 

 

 

 

                                                             Marisa Pagani

 

 

 

 

UNA RISATA AL GIORNO…

 

Lo sanno tutti che lo stress apre la strada a tanti problemi di salute, indebolisce la nostra armata di anticorpi, ci lascia indifesi davanti alle numerose minacce esterne.

Tanti vanno dal medico a chiedere aiuto contro i malanni esistenti , ma uno dei rimedi migliori per cercare di star bene è alla portata  di tutti: è una bella risata!

 

Sono molti i benefici: la risata aiuta nel lavoro favorendo la relazione con i colleghi, il lavoro di gruppo, rafforza le relazioni interpersonali, stimola il sistema immunitario. Studi lo hanno dimostrato: le emozioni positive fanno rilasciare endorfine gli “ormoni della felicità”.

Il gesto del  ridere  dona una ventata di aria fresca nel cervello, un vero toccasana per il corpo e per l’umore.

 

Ridere non fa scomparire il problema  eppure permette alla persona di ritrovare uno stato emotivo da   cui ricavare una rinnovata energia  per agire.

Se dimentichiamo per un attimo le preoccupazioni   i nostri lineamenti rimarranno  più distesi, saremo più belli.

 

Lo studio del’importanza dell’umorismo e della conseguente risata sulla salute ha origini lontane, già Ippocrate sosteneva “Il buonumore  equivale ad un elisir di lunga vita” e molti sono i medici che hanno studiato gli effetti terapeutici del buonumore  nel favorire il decorso della malattia, famosa è la Clownterapia  di Patch Adams. I clown medici sono presenti in pediatria ma anche in oncologia, in geriatria, nonché nelle scuole, nelle missioni umanitarie, nelle carceri.

 

Non ascoltiamo chi dice che la vita è troppo seria, l’ora troppo grave per ridere. Certo non cambia la situazione ma può cambiare leggermente la nostra vita e ciò non è poco.

 

Ricordiamo: “Chi non sa ridere non è una persona sana” (Fryderyc Chopin)  e  “trova un minuto per ridere” (Madre Teresa di Calcutta).

Porta il tuo cuore a ridere , la tua mente lo seguirà.

 

 

 

 

 

 

                                                                                         Marisa Pagani

 

 

 

 

 

                “Fare yogA"

 

Fare yoga significa soprattutto iniziare un percorso che ha come fine il RISVEGLIO delle nostre  consapevolezze profonde , chi le chiama anima, chi le chiama inconscio non ben definito, chi  semplicemente  la possibilità di ascoltare i messaggi del nostro vissuto interiore.

Un ascolto che dovrebbe essere naturale e abituale ma che, grazie al nostro comune stile di vita, si fa sempre più complicato.

C’è la guerra, le bollette, ci sono i mille problemi relazionali con il nostro prossimo più o meno diretto, ci sono le aspettative degli altri nei nostri confronti e anche le nostre aspettative nei confronti degli altri e di noi stessi.

 

Viviamo in una società che qualche mal informato definisce “evoluta” tanto evoluta da non consertirci  la libera espressione di noi stessi. A causa, ovviamente sempre degli altri con abitudini alimentari incivili, abbiamo dimenticato il calore di un abbraccio, di un gesto affettuoso tra amici.

 

Abbiamo imparato a trovare sempre qualche responsabile dei guai della nostra società senza ascoltarci dentro di noi che magari ci farebbe dubitare di come si svolgono e si sono svolte le calamità intorno  noi.

Forse ci abbiamo messo del nostro in questo sfacelo planetario.

Consideriamo le nostre mode che durano fino alla prossima campagna pubblicitaria di maggior effetto, il bisogno di proporci nel comune senso del meglio.

Questo continuo assecondare la necessità di crearci nuovi bisogni in ultima analisi crea solo insoddisfazione in noi adulti conformati e anche spesso nei nostri figli i quali rifiutano i modelli socialmente accettati e vanno in cerca di altro.

 

Ecco, tutto questo non è fare yoga, direi che è lontano quanto più possibile dal concetto yogico.

Yoga, dal sanscrito antico, significa letteralmente LEGARE , più esattamente ci rimanda al nostro GIOGO, quell’arnese che si posizionava sopra il collo dei buoi e che li teneva legati per poter spingere il vomere nell’arare la terra la quale poi sarebbe stata seminata e, grazie alle cure del contadino e del cielo, avrebbe prodotto i suoi frutti.

 

Esattamente questo:  avere l’intenzione di migliorare il nostro vivere, quindi imbrigliare il corpo alla mente attraverso respiro e posizioni adeguate che ci possano liberare dai nostri blocchi, avere cura  e rispetto nei nostri comportamenti mentali e fisici, a Dio piacendo,  mortificare  nella mente e nel corpo i nostri vizi capitali, coniugare il più possibile l’umiltà per alla fine risvegliare le nostre consapevolezze profonde che ci permetteranno di vivere in equilibrio tra mente, corpo e società, possibilmente in salute ritrovata e scoprendoci portatori di AMORE, quell’amore cosmico che tiene insieme le nostre cellule e ogni espressione di vita.

Quell’amore che pulsa dentro di noi che ci far sentir bene, fiduciosi che ognuno di noi ha in sé un messaggio utile per noi e per gli altri e che siamo comunque testimoni di un miracolo, la vita, non è scontato ci portiamo addosso un mistero di difficile risoluzione, siamo in grado delle più alte vette dell’intelletto e dell’espressione artistica e nel contempo siamo miserevoli.

Rappresentiamo il più esaltante motivo di esplorazione che esista.

 

Un concetto trito e ritrito ma sempre vero: cerchiamo fuori di noi ciò che invece è in noi.

 

 

Continuate a crederci nel percorso che per chissà quali personali motivi avete scelto, come diceva il Cristo è nel proseguire nella strada stretta che poi si troveranno  le gioie e il successo intimo e personale, per cui rivolgiamo fiduciosi lo sguardo nelle nostre impervie profondità senza fretta, respiro dopo respiro, ammiriamo il prodotto che siamo  e che sono tutti gli altri intorno a noi, esseri umani, animali, vegetali e minerali. Tutto confluisce in una continua intersecazione  e respiriamo la forza che il tutto manifesta nel tutto.

 

Buon Natale ragazzi,  

buon risveglio

 

vi auguro di diventare consapevoli dell’amore che portate copiosamente  dentro

 

La parola Cakra viene dal sanscrito e significa Ruota, questi cakra rappresentano il punto di unione di svariate canaline energetiche che, formano reti energetiche, percorrono tutto il corpo e si formano per irrorarlo, si chiamano Nadi. I punti dove queste Nadi si producono e si intersecano sono appunto i Cakra. Tutto ciò crea un sottile campo energetico dentro e attorno a noi. Sono posizionati all’ interno della colonna vertebrale sul davanti del corpo, inoltre c’ è una sottile colonna centrale che scorre dalla testa fino al perineo: Sushumna.

 

 Ai suoi lati scorrono due canaline minori: Pingala, a destra, Ida, a sinistra. 

                L’attesa

 

Aspettavo il Natale, ne avvertivo l’atmosfera già verso fine novembre quando in tavola comparivano i mandarini, ne aspiravo il profumo delle bucce e subito si risvegliavano in me i ricordi della sera della vigilia quando la mamma, prima di coricarsi, apparecchiava la tavola in cucina….. c’erano la tovaglietta ricamata con le stelline gialle, una tazza con del latte caldo, quattro biscotti Plasmon e un mandarino. La tapparella rimaneva alzata, la finestra socchiusa, l’aria fredda……. Mia madre raccontava: sarebbe arrivata una slitta con degli angeli che ci avrebbero portato i doni di Gesù Bambino!

Credevo alle favole, non ponevo domande, un tempo eravamo bambini abituati all’ascolto, dubitavamo in silenzio, parlottavamo tra noi, temevamo gli adulti. Stupiti respiravamo un’aria natalizia che  tranquillizzava, brillavano le luci nel presepe, in molte case sapevamo che, come nella nostra,  si aspettava di festeggiare il giorno incantato. Avevamo scritto la letterina a Gesù Bambino, ripetevamo la poesia imparata a memoria da recitare in piedi sulla sedia…….. e così si entrava nel sonno e si sognava, non ricordo i sogni, so che il risveglio era gioioso nell’abbraccio di mia madre che mi portava in cucina dove mi accertavo che gli angeli avessero sorseggiato il latte, assaggiato i biscotti….. ho sempre trovato solo la buccia del mandarino e nell’aria se ne percepiva il profumo penetrante e ancor oggi lo stimolo olfattivo degli agrumi continua a coinvolgere il complesso delle mie emozioni, innesca processi immediati e suscita in me stati interiori particolari.

Era Natale!  Tra un po’ sarà Natale, è passato il tempo in cui credevo potessero accadere miracoli, ma la vigilia rimarrà un giorno magico, uno stato d’animo, un’attesa che qualcosa di meraviglioso possa accadere……………… mi piace pensare che anche oggi nonostante i cambiamenti i bambini possano vivere la magia del Natale

 

 

                                                                 Marisa

Era la sera del falò di S. Antonio Abate

                                         17 gennaio

 

Scendeva il  buio

Sulla terra gelata

La catasta sembrava un altare

Accendevamo il fuoco

Bruciavamo il vecchio calendario

Le carte velenose

I rami  secchi dei ciliegi e dei noci

Si levavano alte

Le fiamme rossastre calde

Nervose lingue di fuoco

Ci parlavano di giorni passati

C’erano i nonni seri

Noi bambini urlanti ci tenevamo per mano

Giravano intorno con la forca

Qualcuno come un mago frugava per noi tra la brace

Si alzavano scintille come lucciole

Esprimevamo desideri

Mi sentivo una nomade

Il calore schiaffeggiava le guance

I vestiti odoravano di fumo

Le mani si tendevano

Stringevano il calore

Ridevamo

Ammiravo chi con un balzo felino

Saltava al di là della fiamme sinuose

In casa le donne preparavano

Carne di porcello, verze e lenticchie

Si compiva l’annuale rito

Il fuoco divorava i giorni dell’anno appena finito

Risento una voce maschile

Ciribibò ciribibò Sant’Antoni fa il falò

Rivedo chi non ho più accanto

 

 

 

                             Marisa

 

PSICOSOMATICA  DELL’ACQUA E DELL’ARIA

       IL SANGUE E IL RESPIRO

 

Queste due funzioni, inutile dirlo, sono fondamentali per la vita e sono correlati non solo al livello corporeo ma, come afferma la psicosomatica e  i testi vedici,  anche psicologico. Questo è vero considerando l’influsso che hanno le emozioni sul nostro respiro e sul nostro sangue. Si trattiene il respiro quando subiamo uno spavento e nel contempo magari impallidiamo, oppure il respiro si allarga per un complimento mentre le guance arrossiscono, potrei portare altre infinite situazioni di interazione tra mente e corpo rispetto al sangue e al respiro.

 

La psicosomatica ci mostra quanti e quali aspetti coinvolgono il corpo e la mente non solo nel riscontro diretto ma anche culturale, pensiamo all’arte, alla letteratura, alla pittura, a quanti miti sono stati creati partendo da corpo e mente.

Aria e acqua sono elementi indispensabili anche  alla vita sociale, tant’è vero che in questi tempi ci stiamo accorgendo dell’influsso negativo dell’inquinamento di fiumi, mari  e della stessa aria che respiriamo. Questi due elementi evocano in noi  dei sentimenti, delle emozioni che vanno al di là del semplice fatto che esiste un gas respiratorio o un’acqua che è contenuta nelle cellule del corpo.

Per noi aria e acqua hanno un significato profondo come affermato da Bachelar, letterato psicanalista  della prima metà del secolo scorso, che ha pubblicato libri dal titolo un po’ particolare “Psicoanalisi dell’acqua, del fuoco, della terra”.

 

L a sola citazione di questi elementi ci rimanda subito ai tempi antichi quando nel mondo dell’antica Grecia, dell’Egitto e dell’India  i filosofi avevano pensato il mondo suddiviso nei quattro elementi: terra, acqua, fuoco, aria e l’avevano fatto perché avevano scoperto che questi sono gli elementi che l’uomo porta dentro di sé.

Certo che la scienza da allora ad oggi ha fatto dei passi in avanti notevoli ma  se cerchiamo di andare al di là degli aspetti immediati, diciamo pure superficiali,  scopriamo che terra, acqua, fuoco, aria, sono dei simboli:

 

Non esiste la terra come oggetto in sé ci sono tante cose fatte con una certezza materiale che possiamo definire terra. Come esiste l’acqua ma non l’acqua assoluta, c’è quella dei mari, dei fiumi, della pioggia, astraendoci da queste situazioni noi  abbiamo l’idea dell’acqua.

Ma nel nostro corpo dove troviamo questi quattro elementi?  Un elemento che richiama in tutto e per tutto la terra è l’osso perché è formato da fosfato di calcio presente in molte rocce e pietre tanto che  Leonardo affermava che le  pietre erano le ossa della terra.

 

L’acqua dentro il corpo è il sangue ma  se nel nostro sangue togliamo l’emoglobina rimane il plasma e la composizione del plasma è molto simile all’acqua del mare scopriamo che ha quasi la sua stessa composizione e ormai è noto che la vita si è formata nel mare e, ancora oggi nel nostro corpo abbiamo miliardi di cellule al cui interno vi è l’acqua primordiale in cui è nata la vita.

Ecco che quando nel nostro corpo c’è una malattia che coinvolge la circolazione sanguigna mentalmente anche se non ce ne accorgiamo va ad essere colpito il nostro rapporto con le parti più antiche.

 

Altro esempio di acque primordiali: il latte materno o artificiale, è il nutrimento inizio vita, liquido, bianco, come il brodo primordiale della vita,  così come il liquido in cui nuotavamo nella pancia della mamma, nuotavamo in un liquido che ancora una volta era molto simile al mare.

Possiamo così comprendere  perché l’acqua del mare la si associa alla mamma e, in senso collettivo, alla mamma della terra, ovvero la natura, la Grande Madre adorata in tutte le religioni e osannata dagli artisti, infatti non esiste nulla di più riprodotto dai tempi primitivi ad oggi della Madre col bambino.

 

Dal mare primordiale,  di aggregazione in aggregazione si sono formate le prime cellule che poi nel tempo si sono evolute, si sono aggregate fino a formare organismi più complessi. E sappiamo che le cellule sono organismi viventi  autosufficienti, possiedono una loro vita autonoma, hanno la loro centrale energetica è come se ci fosse una bocca, un intestino, un cuore, un polmone sparso in giro per la cellula  che  quindi assorbe l’ossigeno elimina le sostanze di rifiuto, si muove nell’ambito del contesto in cui vive.

 

Man mano che si sale lungo tutta l’evoluzione della vita compaiono gli organi: oltre alla funzione  circolatoria si concretizza una funzione respiratoria come d esempio nella spugna. L’ evoluzione prosegue  formando  altre funzioni come il cuore e il fegato (ad esempio nei pesci che rispetto alle prime forme unicellulari e alle spugne rappresentano una  certa  evoluzione), infatti grazie al cuore la circolazione può fluire in modo più adeguato al bisogno. La stessa cosa succede al cervello che nel proseguo della filogenesi si dispone in modo da essere la parte più centralizzata per i bisogni neurologici, sensitivi dell’organismo.

 

Man mano che si sale lungo la scala filogenetica  migliora l’evoluzione e lo scambio di materiale genetico fino ad avere delle informazioni integrate e poi una centralizzazione di funzioni per cui la respirazione avrà un suo organo, il sangue un suo organo,  la circolazione sanguigna beneficerà del cuore, il pensiero avrà un suo organo  ecc- ecc.

 

Ci  sono funzioni ancora  più evolute , meno profonde come l’aria, infatti agli inizi della storia della vita c’era l’acqua  e non c’era l’aria. Un tempo lontano la nostra atmosfera era fatta di anidride carbonica, ammoniaca e altri gas mefitici  tipo tubo dello scappamento delle automobili.

L’aria rappresenta  il prodotto delle forme di vita che si sono man mano formate, in parole povere l’aria che respiriamo è stata creata per noi dalle forme di vita primitive, cioè dalle piante,

 

Come è avvenuto che si è arrivato all’ossigeno?  Le forme di vita primitive, le alghe, i batteri scindevano l’ammoniaca costituita da azoto e idrogeno, l’idrogeno si combinava con l’ossigeno dando origine ad una nuova acqua e l’azoto scappava fuori nell’atmosfera per arrivare  poi a formare la nostra aria formata da   quattro quinti di azoto e da un quinto di ossigeno più i soliti minuscoli gas rari.

L’azoto è stato prodotto dai batteri mentre l’ossigeno dalle piante: Di vita vegetale per miliardi di anni fino a vite animali per altrettanto tempo arriviamo di trasformazione in trasformazione ad animali che consumano ossigeno, respirano l’ossigeno tanto da considerarsi l’alimento più indispensabile alla vita.

 

Certo l’aria rappresenta una evoluzione della vita, la respiriamo è un nutrimento, non è una situazione così profonda, così antica come questo latte primordiale che troviamo nei miti, come ad esempio ci dice la mitologia induista:

All’inizio c’era un mare di latte e in questo latte gli dei  sopra e sotto hanno iniziato a far girare un enorme frullino (l’albero della vita)  e questo frullino tagliando il latte ha generato le rocce,  la terra e il resto.

Noi, secondo questo mito, siamo figli di un latte cosmico.

L’aria è un liquido un pochino più avanzato perché non è il prodotto di forze cosmiche primordiali,  per noi l’aria rappresenta simbolicamente un  rapporto con la madre un po’ più evoluto rispetto all’acqua, ed è un elemento che ha a che fare con le malattie polmonari.

Per essere respirata l’aria necessita di un organismo preposto a questo, possiamo così comprendere che nella scala filogenetica il polmone si è costruito al tempo degli uccelli, infatti i pesci che si sono sviluppati precedentemente  hanno le branchie per assorbire acqua e ossigeno.

 

Ne i mammiferi che rappresentano l’aspetto più evoluto della vita  le branchie dei pesce le ritroviamo nella tiroide. Se pensate alla forma e alla posizione  della tiroide vi rendete subito conto che effettivamente rappresentano  la funzione  respiratoria dei pesci, infatti la tiroide è una ghiandola endocrina che secerne ormoni i quali sono preposti alla respirazione delle cellule.

 

Per quanto riguarda la salute che è sempre psicosomatica ora  possiamo fare delle associazioni: possiamo dire che ove vi sia un disturbo di circolazione  ci sarà una malattia che coinvolge questi organi e dove ci sarà un problema di respirazione questo coinvolgerà il polmone.

Ad esempio le persone asmatiche hanno difficoltà respiratorie, riescono ad inspirare bene ma non tanto bene ad espirare, perché i bronchi si stringono e soffocano l’aria. A livello fisico la situazione che si crea è una vera strettoia che una volta ingerita l’aria non è poi in grado di rigettarla fuori e la si cura con farmaci che rilassano i bronchi in modo da permetterne l’uscita.

 

La sperimentazione psicoanalitica ormai accettata è che questo problema rimanda ai rapporti con la madre, infatti abbiamo detto che l’aria è quel prodotto nutritivo che proviene da un elemento materno. Chi ha l’asma generalmente avrà avuto una madre particolarmente affettuosa che lo avrà soffocato di attenzioni, oppure il contrario, troppo assente per cui l’asma è come se mimasse un pianto  sommesso.

Le persone asmatiche sono persone dalle grandi aspirazioni, idee di altruismo che se adeguatamente sviluppate potrebbero portarle a svolgere un ruolo importante nella società.

L’asmatico ha grandi aspirazioni che spesso non riesce a metterle in atto, grandi aspirazioni di aria e quindi grandi espirazioni, se il meccanismo è inceppato da svariati blocchi psicologici ecco che si aspira e ci si blocca.

 

Per quel che riguarda la circolazione sanguigna vediamo parecchie persone con il problema della pressione più alta del dovuto che può anche  essere dovuta ad una agitazione momentanea.

Il sangue che è quello che fa salire la pressione circola nell’organismo, come nella nostra mente ciò che fa salire la circolazione mentale sono i nostri pensieri che scorrono, si agitano supportati da qualche emozione  non a caso l’origine etimologica di emozione è emo – agere, ovvero emo =  sangue , agere = muovere. Le emozioni sono la circolazione sanguigna della nostra mente .

Per cui se una persona è agitata nella circolazione sanguigna sarà pure agitata in quella mentale. Tranquillizzandosi avremo il doppio beneficio fisico e mentale.

 

Ma siccome abbiamo visto che sangue e respiro hanno corrispondenze anche a livello dei grandi simboli costitutivi profondi ecco che i problemi circolatori ci rimandano anche ai problemi circolatori fuori di noi  che possiamo provare quando siamo chiusi in auto, bloccati nel traffico , ci sentiamo impotenti, bloccati, trascinati dal lento scorrere del traffico. Ci sono i semafori: scatta il verde ci si muove, scatta il rosso tutti fermi, la circolazione ha i suoi sistemi di controllo esattamente come la nostra personale se caotica il traffico ci soffoca, se scorre sentiamo la libertà del movimento.

 

Come internamente: se la circolazione mentale scorre niente blocchi e soffocamenti fisici, se non scorre,  pensieri allo sbaraglio, pressione alta, talvolta respiro affannoso. Acqua e aria determinano l’equilibrio del vivere che possiamo ottenere attraverso il corretto atteggiamento mentale e il corretto movimento fisico.

 

 

                                                                                                                             Franca

 

 

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Commenti: 2
  • #2

    Cers Limbiate (lunedì, 27 gennaio 2014 16:13)

    Ciao Daniele,
    le problematiche che hai descritto nel tuo messaggio sono comuni a molti di noi ma spesso non sappiamo come affrontarle e crediamo di essere i soli a soffrirne.
    Qui al Cers affrontiamo quotidianamente queste tematiche. Ti consiglio di telefonare o passare a trovarci, siamo a due passi dalla biblioteca di Limbiate.
    contattaci tramite mail, o ai numeri che trovi tra i contatti. Oppure passa a trovarci!
    a presto

    Martina
    Cers Limbiate

  • #1

    daniele (mercoledì, 22 gennaio 2014 20:34)

    Salve, ho 30 anni e ho trovato i Vostri fogliettini pubblicitari in biblioteca, e ci tenevo a mettermi in contatto con voi, dato che sono ormai convinto di avere un problema con l' ansia; la situazione è grazie a Dio tranquilla e sottocontrollo nel senso che non ho mai avuto attacchi di panico o altro, ma ogni volta che devo affrontare qualcosa o anche qualcuno nasce in me un senso di agitazione, mancanza di voce è le classiche manifestazioni di ansia. Non sempre ma qualche volta capita, dipende dalle situazioni, e Vorrei affrontare tutto ciò e approfndire con chi possa darmi dei consigli e delle direttive, perchè lo sport, e la riduzione di caffè hanno solo in parte migliorato la situazione. Credo anche di sopportare davvero poco lo stress, che non fa altro che aumentare lo stato d' ansia ma sempre e solo quando c'è qualche "avvenimento" anche banale, mentre per il resto sto bene e riesco a rilassarmi anche discretamente,come se soffrissi ogni prestazione che mi viene richiesta. saluti daniele